Il fido bancario è un contratto con cui l’istituto di credito concede al cliente la disponibilità di una somma di denaro sul conto corrente, permettendogli di usarla in maniera flessibile a seconda delle sue necessità.
Il cliente che ha ottenuto tale disponibilità può pertanto scegliere se utilizzare o meno il fido bancario, reintegrare le somme utilizzate fino a ricostituire un saldo positivo di conto corrente e, ovviamente, scegliere di rinunciare al credito comunicandolo all’istituto.
Oltre che i fidi bancari temporanei, con scadenza transitoria, questo contratto può altresì prevedere una scadenza indeterminata dell’affidamento e, dunque, essere concesso a revoca. Attenzione, però. Il fatto che il fido bancario sia concesso a tempo indeterminato non significa che non sia oggetto di una periodica analisi da parte della banca.
Cos’è la revisione del fido bancario
Nel caso in cui il fido bancario sia concesso a tempo indeterminato e, pertanto, con validità fino a revoca, per la banca vi è la necessità di effettuare una revisione periodica (generalmente, annua) dei requisiti che rendono il cliente meritevole di tale concessione di credito.
Con la revisione del fido bancario, pertanto, l’istituto di credito riesamina la posizione del cliente al fine di comprendere se siano mutate le credenziali che hanno originariamente permesso la concessione del fido. Ma con quali effetti?
Cosa succede in caso di mancata conferma del fido bancario
Durante la revisione degli affidamenti, l’istituto di credito può assumere tre diverse principali posizioni:
- confermare l’attuale assetto fiduciario, ribadendo pertanto lo stesso quadro degli affidamenti
- proporre al cliente una modifica dell’assetto fiduciario, con cambiamento qualitativo e quantitativo degli affidamenti concessi o con la richiesta di garanzie aggiuntive per il mantenimento degli stessi
- revocare il fido bancario.
Nel caso di revoca del fido bancario, le cose sono ben diverse a seconda che il credito sia concesso a termine o a tempo indeterminato:
- nel caso di contratto di fido a termine la banca può recedere prima della scadenza solamente per giusta causa e rispettando i termini indicati nel contratto che, comunque, non devono essere peggiorativi rispetto a quanto previsto dall’art. 1845 c.c., che stabilisce che la banca deve concedere un termine di almeno quindici giorni per la restituzione delle somme utilizzate e dei relativi accessori
- nel caso di contratto di fido a tempo indeterminato, la banca può recedere dal contratto in qualsiasi momento, nel termine stabilito dal contratto o, in mancanza, dei quindici giorni ex art. 1845 c.c.
Dunque, potenzialmente, nell’ipotesi in cui la revisione del fido abbia fornito alla banca un segnale negativo, con carenza dei requisiti di merito creditizio, l’istituto potrebbe domandare al cliente di rientrare dall’esposizione anche con un preavviso di un solo giorno (questa è, di norma, la condizione che figura all’interno dei contratti bancari di apertura di credito in conto corrente).
Revisione fido con revoca: la tutela dei propri diritti
Le cose sembrano essere apparentemente molto svantaggiose per il debitore della banca. Tuttavia, più volte la Corte di Cassazione ha sancito l’illegittimità della revoca nel caso in cui venga fatta con arbitrarietà e imprevedibilità, elementi che possono configurarsi nel momento in cui vi è carenza del presupposto di correttezza e di buona fede.
Con un semplice esempio, la banca non può recedere dal contratto di fido a revoca con un preavviso di un giorno se ha sempre garantito la disponibilità di tale affidamento e se, con i suoi comportamenti formali e sostanziali, non ha mai lasciato intendere che il cliente dovesse fare a meno del fido nel breve periodo, tanto da metterlo in una imprevista e oggettiva situazione di difficoltà.
Insomma, è vero che l’istituto di credito ha la facoltà di recedere in ogni momento dall’apertura di credito in conto corrente a tempo indeterminato, ma è anche vero che il suo atteggiamento non può configurare un abuso del diritto.
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