Finanziamento non pagato nullatenente: cosa può fare la banca? Cosa succede se si è nullatenente, ovvero non si hanno beni intestati sui quali i creditori possono rivalersi in caso di debiti?
Si tratta di una domanda che gli esperti del debito sentono rivolgersi sempre più spesso: se è pur vero che un soggetto non può essere obbligato ad adempiere ad una prestazione per lui impossibile, bisogna sapere che non si è esenti dai controlli di Equitalia e cosa succede in caso di finanziamento non pagato prescrizione.
Nullatenente: una definizione
Come si intuisce dal termine stesso, nullatenente è colui che non ha nulla in suo possesso. Oltre a questa definizione piuttosto generica, però, è bene sapere che, da un punto di vista giuridico, per nullatenente si intende una specifica categoria di persone.
Infatti, nullatenente è colui che può anche avere beni di proprietà, ma viene definito così se questi non sono pignorabili. Ad esempio, può essere definito nullatenente colui che ha una casa di proprietà, oltre quella della sua residenza, non percepisce stipendio o altri redditi e ha una pensione inferiore a 672,76 €. Nullatenente è anche colui che non ha un conto corrente, che non possiede obbligazioni e non è proprietario di beni mobili.
Se si pensa che basti poco per passare come nullatenente ed evitare così di saldare i debiti insoluti, è bene sapere che questi stratagemmi costituiscono delle vere e proprie truffe e, quindi, sono comunque perseguibili penalmente con la detenzione. Inoltre, non bisogna dimenticare che, in caso di debiti non pagati, Equitalia, in assenza di beni da pignorare, può dare il via ad ulteriori analisi presso l’anagrafe tributaria.
Finanziamento non pagato Nullatenente? Come pagare i debiti senza soldi?
Poiché in Italia non esiste una legge che preveda delle sanzioni specifiche, sia penali che amministrative per chi non onora i debiti, si potrebbe quasi rispondere che in caso di finanziamento non pagato un nullatenente sia esente da rischi.
Tuttavia, è bene sapere che la normativa italiana prevede conseguenze per l’emissione di assegni a vuoto, considerati illeciti amministrativi, e per i soggetti che non rispettano gli obblighi contratti con intermediari finanziari, in questo modo si rischia di essere segnalati alla Centrale Rischi Interbancaria e essere inseriti nella lista dei cattivi pagatori con le conseguenze che ne derivano (impossibilità di aprire conti correnti, richiedere finanziamenti, etc).
Se il creditore dimostra che il debito non pagato costituisce pregiudizio economico (ad esempio un’azienda che dichiara fallimento per il mancato pagamento di una fornitura), quest’ultimo sarà tenuto a risarcire il danno causato.
Tuttavia, anche se i creditori hanno accesso ai database che contengono le informazioni economiche relative a ogni contribuente (l’Anagrafe tributaria e l’Archivio dei rapporti finanziari), non sempre possono stabilire se il debitore sia davvero nullatenente. A volte, poi, un debitore può essere intestatario di conti correnti esteri o avere dei contanti che non figurano nei registri del Fisco.
Il creditore, quindi, ricorre solitamente a uno specialista debiti o un avvocato che invia al debitore dei tentativi di pignoramento, volti soprattutto a creare pressione psicologica per far pagare quanto dovuto.
Tuttavia, chi è davvero nullatenente, ovvero rientra nelle categorie citate in precedenza e quindi non ha disponibilità economiche, non ha molto da temere perché gli atti giudiziali non avranno alcuna ripercussione.
Troppi finanziamenti cosa fare?
Se, ad esempio, i finanziamenti contratti sono troppi, rivolgersi a un consulente esperto è la soluzione migliore perché, dopo l’analisi di ogni singolo caso, potrà consigliare la strada più adatta per le proprie esigenze.
Una soluzione, ad esempio, è usufruire del consolidamento debiti che permette di accorpare, in un’unica rata, tutte quelle dei vari finanziamenti. Si potrà avere un’unica rata con tassi d’interesse migliori rispetto a quelle singole e anche disporre di un’ulteriore liquidità.
Oppure, si potrà procedere con la legge 3 2012, conosciuta anche come legge anti-suicidi.