Debiti Fisco, c’è un reddito minimo per non pagare Equitalia?

Che la si chiami Equitalia o Agenzia delle Entrate Riscossione, poco cambia: quando si hanno passività nei confronti di un creditore, prima o poi si deve procedere alla sua regolarizzazione mediante il pagamento della posizione nelle mani del riscossore.

Ma c’è un reddito minimo per non pagare i debiti? Si rischia sempre di andare incontro a “Equitalia pignoramento stipendio” oppure ci sono delle soglie sotto le quali i debiti nullatenente si annullano?

Considerato che queste domande sono particolarmente ricorrenti in studio, cerchiamo di condividere insieme una risposta che possa essere sufficientemente esaustiva. Mi rendo naturalmente disponibile ad ogni approfondimento specifico, previo contatto ai recapiti che si trovano in ogni pagina di questo sito.

Il reddito minimo intoccabile dall’Agenzia delle Entrate Riscossione

Come ho già avuto modo di ricordare nelle scorse righe, molte persone mi domandano se esistano dei livelli minimi di reddito che non possono essere attaccati dall’Agenzia delle entrate Riscossione, ovvero dei livelli di reddito considerati troppo bassi dal Fisco e, dunque, non in grado di essere interessati da procedure di pignoramento.

Purtroppo, negli anni si è erroneamente diffusa la credenza che ci sarebbe un reddito minimo vitale inattaccabile in qualsiasi modo dall’Agenzia delle Entrate Riscossione, con la conseguenza di mettere al riparo il debitore nullatenente da qualsiasi tipo di sgradita azione da parte dell’ex Equitalia.

Pignoramento pensione

In realtà, però, le cose sono un po’ diverse. Se è vero che da qualche anno è stato introdotto un minimo vitale, pari a una volta e mezza l’assegno sociale (460,28 euro, con la conseguenza che il reddito minimo vitale diventa pari a 690,42 euro), è anche vero che ciò che eccede il reddito minimo del pensionato può essere aggredito dalle pretese creditizie della Riscossione. Inoltre, questa regola vale solamente se la pensione viene erogata direttamente al destinatario e, dunque, l’importo pignorato è trattenuto prima della sua erogazione, con notifica sia al debitore che all’INPS.

Se invece la pensione viene accreditata direttamente sul conto corrente, il pignoramento della pensione viene notificato al debitore e all’istituto di credito e la trattenuta avverrà solamente nelle ipotesi in cui la pensione sia superiore a 1.380,84 euro, ovvero al triplo dell’importo delle pensioni sociali.

Pignoramento stipendio

Attenzione, però: per i dipendenti che hanno nella figura del creditore l’Agenzia delle Entrate Riscossione, valgono regole diverse. La quota oggetto del pignoramento dello stipendio viene infatti calcolata in questo modo:

  • un quinto dello stipendio se l’importo è superiore a 5.000 euro
  • un settimo dello stipendio se l’importo è compreso tra 2.500 e 5.000 euro
  • un decimo dello stipendio se l’importo è inferiore a 2.500 euro.

Non mancano, peraltro, numerosi casi particolari, in cui la percentuale può essere diversa da quella tradizionale di un quinto. Per esempio, la percentuale sale dal 20% al 30% nel caso in cui il pignoramento sia stato originato da crediti di natura alimentare, come ad esempio gli alimenti che sono destinati ai figli. Ancora, se sono notificati più pignoramenti nello stesso momento, si procede con il saldo del credito in maniera progressiva: il secondo creditore può ricevere quanto gli spetta solamente dopo che sono stati saldati i crediti del primo. Si può inoltre superare il limite del pignoramento dello stipendio di un quinto quando ci sono più creditori contemporaneamente sullo stesso debitore, ma solamente se ci sono crediti di natura differente. Lo stipendio deve in ogni caso essere garantito per almeno la metà.

Valutata la complessità del tema, consiglio tutti coloro i quali fossero interessati a saperne di più a contattarmi attraverso questi recapiti e domandare un appuntamento.

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