L’anatocismo interessi passivi indica quell’azione per la quale gli interessi si sommano al capitale sul quale sono stati già calcolati, portando di conseguenza all’applicazione di interessi aggiuntivi (o, nel gergo comune, agli interessi su interessi).
Da un punto di vista giuridico, in un’obbligazione di tipo pecuniaria l’uso dell’anatocismo comporta per un debitore non solo il pagamento del capitale e degli interessi concordati ma anche una crescita del debito esponenziale, specie in presenza di tassi d’interesse elevati.
Anatocismo degli interessi passivi: disciplina di riferimento
La disciplina di riferimento in Italia per l’anatocismo bancario è individuata dall’articolo 1283 del Codice Civile che stabilisce come in mancanza di usi contrari, gli interessi scaduti potrebbero produrre interessi solo dal giorno della domanda giudiziaria o come effetto di convenzione posteriore alla scadenza sempre che si tratti di interessi dovuti per sei mesi.
Dato il riferimento “in mancanza di usi contrari”, di fatto si renderebbe possibile la capitalizzazione trimestrale sugli interessi passivi sui conti correnti in rosso (ossia l’anatocismo bancario). Attenzione, però: la ratio del legislatore non è a danno del debitore, bensì in suo favore: vuole infatti preservarlo dal rischio di possibile usura, stabilendo che la capitalizzazione degli interessi possa avvenire solamente in base a precisi presupposti di legge.
Interessi passivi sul conto corrente bancario
Ma come potrebbe essere generato l’anatocismo degli interessi passivi?
Ipotizziamo che, dopo aver aperto un conto corrente bancario, un correntista oltre alla necessità di deposito e di gestione del denaro, abbia anche esigenza di disporre di un credito, un fido di cassa da parte della banca, che possa essere usato in modo flessibile.
Ebbene le somme che il cliente bancario utilizza evidentemente producono interessi, che sono il corrispettivo che la banca percepisce nella concessione dell’affidamento, distinguendo i prodotti dalle somme in attivo sul proprio conto, venendo definiti come passivi.
Ebbene, è proprio su questi interessi passivi che bisgona prestare molta attenzione. Di fatti:
- l’anatocismo degli interessi passivi prevede che gli interessi passivi maturati non possono produrre interessi ulteriori salvo quelli previsti dalla mora; gli interessi passivi possono essere calcolati al 31 dicembre d’ogni anno. Ma sono dovuti dal cliente non prima del primo marzo dell’anno dopo;
- in pratica, la banca non può pretendere gli interessi passivi prima del tempo a meno che il conto corrente bancario non sia chiuso prima della data. In termini tecnici si dice che il credito bancario non è esigibile e anche in questo caso è la legge che stabilisce ciò che prevede la norma citata;
- il cliente può comunque procedere e autorizzare la banca a svolgere un accredito alla scadenza indicata sugli interessi passivi del conto. In questo caso gli interessi si aggiungono alla somma oggetto dell’affidamento e diventano una specie di capitale.
Infine, volendo il cliente può scegliere di estinguere gli interessi passivi anche prima della scadenza in contanti oppure con un bonifico.
Esempio anatocismo interessi passivi
Per comprendere ancora meglio come funziona l’anatocismo degli interessi passivi, facciamo un rapido esempio che possa permettere di comprendere e apprezzare la differenza economica tra l’ipotesi di un debito contratto con e senza anatocismo.
Immaginiamo dunque di aver sottoscritto un debito di 10.000 euro, regolato al tasso del 5%. In un contesto privo di anatocismo, gli interessi corrisposti alla fine dell’anno per un capitale fruito di 10.000 euro sarebbero pari a 500 euro.
Se però è prevista una capitalizzazione degli interessi trimestrali, gli interessi pagati alla fine dell’anno ammonterebbero a 509,42.
Di fatti, avremo questa situazione:
- 31 marzo: Interessi pari a 125 euro (10.000 x 5% x 3/12)
- 30 giugno: Interessi pari a 126,56 euro (10.125 x 5% x 3/12)
- 30 settembre: Interessi pari a 128,13 euro (10.251 x 5% x 3/12)
- 31 dicembre: Interessi pari a 129,73 euro (10.379 x 5% x 3/12)
L’aggravio effettivo in capo al debitore sarebbe dunque di 9,42 euro in caso di presenza di anatocismo con capitalizzazione trimestrale degli interessi.
Differenze tra anatocismo bancario e usura
Bisogna sottolineare che sussistono delle differenze tra l’anatocismo bancario e l’usura. L’anatocismo trova la sua collocazione giuridica all’interno del Codice Civile e, inoltre, questo si presume illegittimo solamente nel momento in cui viene determinato da una cadenza del ricalcolo ad esempio prima della scadenza degli interessi passivi originari.
Per quanto riguarda invece l’usura bancaria, trattasi dell’applicazione di tassi d’interesse sul fido, su un prestito, un mutuo o altra forma di credito superiori al tasso soglia che viene individuato trimestralmente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.
Bisogna considerare che l’usura, inoltre, a differenza dell’anatocismo si presenta come un reato, un’ipotsi di natura penale. Quindi, a differenza del primo che determina conseguenze civili, prevede che si perseguano i responsabili dell’usura anche da un punto di vista penale se sussistono le prove di tale comportamento da parte dell’istituto bancario.
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