Fuggire all’estero per debiti è una buona idea?

Molte persone ritengono che fuggire all’estero per debiti, ovvero trasferirsi in un altro Paese a causa delle passività contratte in Italia, possa mettere fine alle loro sventure finanziarie.

Naturalmente, non è così. Trasferirsi in un altro Paese non interrompe certamente né l’obbligo di pagare le tasse in Italia se non si dimostra residenza e dimora abituale per almeno 183 giorni l’anno (e, contestualmente, ci si iscrive all’Aire), né l’obbligo di adempiere alle obbligazioni contratte (cioè, pagare i debiti che sono stati precedentemente sottoscritti).

Insomma, contrariamente a quanto superficialmente potresti leggere su qualche sito, trasferendosi in uno Stato estero i debiti continueranno ad esistere, perché rimarranno sempre in capo al debitore principale il quale – ben inteso – potrebbe anche essere interessato da un pignoramento mentre si trova altrove.

Peraltro, al creditore – come più volte abbiamo condiviso su questo sito – è sempre concessa la possibilità di interrompere i termini di prescrizione inviando periodicamente lettere di sollecito o altri atti interruttivi al debitore, con la conseguenza che, una volta tornato in Italia, il debitore si troverebbe ancora nelle condizioni di dover pagare il debito.

Come se quanto sopra non bastasse, se il debitore è fuggito all’estero ma ha mantenuto la sua residenza in Italia, le notifiche potranno essere validamente eseguite presso questa residenza e, in sua assenza, finiranno in giacenza presso il Comune o l’ufficio postale, considerandosi ugualmente effettuate.

Fuggire all’estero per non essere raggiunto dai creditori

Insomma, come ho avuto modo di esordire in questo approfondimento, fuggire all’estero non interrompe certamente le proprie passività.

Semmai, quello che è l’obiettivo di molte persone che decidono di trasferirsi all’estero non è quello di azzerare i propri debiti, bensì trovare un modo per non essere raggiunti dai creditori, ben consapevoli che una volta scovati nel territorio di destinazione saranno comunque chiamati a onorare i propri debiti.

L’efficacia di questa discutibile azione è però fortemente ridotta da quanto ho già avuto modo di ricordare: le notifiche (lettere, atti giudiziari, ecc.) possono essere effettuate presso il luogo dell’ultima residenza nota del debitore.

Con tale procedura, dunque, le notifiche avranno ugualmente valore e saranno in grado di interrompere qualsiasi prescrizione. In realtà, pertanto, chi fugge all’estero per ripararsi dai debiti non assume mai un atteggiamento utile.

Come se quanto sopra non bastasse, fuggire all’estero per evitare di pagare i debiti può esporre il debitore a gravi ripercussioni in altre aree della sua vita: per esempio, chi si trasferisce all’estero e non fornisce più notizie di sé potrebbe essere denunciato per violazione degli obblighi di assistenza se lascia a casa la sua famiglia, soprattutto se ha figli minorenni.

Scappare all’estero per non pagare i debiti non è una mossa intelligente

Insomma, in conclusione di questo approfondimento non posso non ricordare ancora una volta come anche se chi scappa all’estero può avere la percezione di non essere raggiunto dai creditori, questo comportamento non elimina i debiti né i rischi di conseguenze ancora più gravi una volta ritornato in Italia.

Dunque, chi sta pensando di trasferirsi all’estero per fuggire dalle sue passività forse farebbe bene a valutare con attenzione quali sono gli effetti di questo atteggiamento, soprattutto ora che la legge riconosce una serie di strumenti al debitore (soprattutto se nullatenente o con patrimonio incapiente) che desideri regolarizzare la propria posizione.

Per saperne di più invito tutti i lettori che desiderassero regolarizzare la propria posizione con banche e altri creditori a contattarmi a questi recapiti: valuteremo insieme quali sono le condizioni nelle quali ci si trova e quali sono gli strumenti che si possono attivare per riprendere in mano, in tempi rapidi, il pieno controllo della propria situazione economica, finanziaria e patrimoniale.

Condividi l'articolo

Torna in alto